L’attuale pandemia è sicuramente uno dei fattori principali della crescita del canale e-commerce, che nel 2021 ha registrato un aumento delle vendite worldwide del 15% rispetto all’anno precedente, assestandosi su un volume totale di oltre 4,9 trilioni di dollari americani. Tuttavia, il canale era già in crescita pre-pandemia, infatti, tra il 2014 e il 2019, si era già passati da un volume di circa 1,3 trilioni di dollari di vendite a oltre 3,3 trilioni, con un tasso di crescita annuale medio del 17%. Naturalmente, il Covid-19 ha accelerato il processo evolutivo già in essere, facendo leva sulle nuove abitudini di consumo delle persone che, gioco-forza e sempre in misura maggiore, hanno adottato il canale digitale per i loro acquisti, anche quotidiani. Gli utenti che nel biennio 2020-2021 hanno effettuato almeno un acquisto online sono circa 3,8 miliardi – in pratica circa il 50% della popolazione mondiale – mentre il comparto che ha registrato l’acquisizione maggiore di clienti è quello food & drink: si è passati infatti da una customer base del circa 9% pre-pandemia al 63% nel 2020.
Tempestiva in questo periodo è stata la reazione delle aziende, che hanno saputo adattarsi al repentino cambio di domanda, rafforzando la propria offerta, sia in termini di gamma prodotti/servizi disponibili online che in termini di presenza digitale. Tralasciando volutamente i colossi Amazon, eBay ed altre big company “born digital”, lo scenario pandemico ha avuto un impatto rilevante sui fatturati online dei principali operatori internazionali. Nike, ad esempio, ha realizzato un +82% di vendite tra giugno e agosto 2020, mentre Walmart US e Target, registrano nel secondo trimestre 2020 rispettivamente un +97% (mercato statunitense) e un +195%. Non solo i grandi operatori internazionali, ma anche le piccole e medie imprese hanno tratto importanti benefici dallo switch tra offline e online. Diamo uno sguardo più approfondito a quanto sta succedendo in Italia.
E-commerce: lo scenario italiano
In Italia, il mercato degli acquisti online nel 2021 vale circa 39,4 miliardi di euro, +21% rispetto all’anno precedente, con un’incidenza del 10% sul totale. Una stima effettuata dal’Osservatorio e-commerce B2C rileva che, in assenza dello scenario pandemico, il valore del mercato online avrebbe chiuso il 2021 con circa 3,5 miliardi di euro in più di venduto, considerando nel computo totale anche i fatturati generati dai settori Turismo e Trasporti, frenati drasticamente dalle restrizioni post Covid-19. Tuttavia, la crescita degli altri settori ha quasi compensato la suddetta perdita, in particolare quella del settore Food&Grocery che – come già visto in ambito worldwide – ha generato l’accelerazione più forte. Gran parte delle piccole e medie imprese italiane hanno saputo cogliere questa opportunità di business: una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI ha rilevato un aumento di oltre il 50% delle piccole e medie imprese attive con canali e-commerce rispetto al 2019. Parliamo quindi di oltre 70.000 PMI che oggi dispongono di mezzi e strumenti per il commercio elettronico, circa un terzo dell’intero comparto di piccole-medie imprese. In molti casi però, l’approccio alla multicanalità è stato piuttosto rudimentale, limitandone sostanzialmente il potenziale: il trend rilevato infatti segnala l’utilizzo in via primaria delle piattaforme per la vendita online non di proprietà (vedi Amazon, eBay o altri Marketplace) oltre alla diffusa modalità di gestione del venduto mediante app di messaggistica e social tools. Tra i principali svantaggi di questo approccio, segnaliamo l’impossibilità di disporre autonomamente e coltivare il proprio database clienti, fondamentale per la corretta gestione del set informativo necessario all’implementazione delle attività di marketing aziendali.
Qual è il trend globale dei prossimi anni?
La pandemia ha trasformato le abitudini, il mindset e le preferenze dei consumatori nei confronti degli acquisti online, generando cambiamenti che sono destinati a radicarsi e a perdurare nel tempo. Da una ricerca effettuata da Selligent è emerso infatti che circa il 67% del campione di consumatori analizzato è deciso a proseguire con gli acquisti online anche post pandemia, mentre una recente analisi di Statista stima nei prossimi anni una crescita worldwide delle vendite su e-commerce che potrebbe far toccare volumi di fatturato annuo superiori ai 6.3 trilioni di dollari già nel 2024.
Quali sono i next step per le aziende italiane meno “digital”?
La trasformazione digitale non è più una semplice opportunità di sviluppo ma è ormai diventata una vera e propria necessità, in particolar modo per le PMI che cercano nell’e-commerce un nuovo sbocco commerciale, nuove opportunità di business e nuove leve per fronteggiare al meglio un mercato competitivo sempre più globale e agguerrito. Purtroppo però, la carenza di competenze digitali rispetto alle altre nazioni rappresenta forse l’ostacolo più arduo da fronteggiare per il nostro sistema paese, non solo quindi a livello di PMI. È necessario che la digital trasformation di cui sopra, si svincoli dal mero concetto di adozione e implementazione degli strumenti digitali e abbracci piuttosto una dimensione culturale, un nuovo approccio in grado di rispondere in modo tempestivo all’esigenze di mercato, sviluppare il business oltre i limiti del “retail only” e, in definitiva, generare valore per i consumatori. Tale rivoluzione culturale deve permeare naturalmente l’intera struttura aziendale, ed è un processo che guarda, come ovvio, al medio-lungo periodo. La miglior soluzione per le aziende che ancora non hanno intrapreso questo percorso evolutivo, è senza dubbio quella di affidarsi a degli abilitatori digitali, ovvero degli esperti del settore che, grazie alle loro competenze, sono in grado di offrire diversi servizi personalizzati: dal semplice “digital check-up” – che fornisce un’istantanea sullo status di digitalizzazione dell’attività – allo sviluppo e gestione dell’intera presenza digitale – costruzione dell’identità di marca e posizionamento, sviluppo/restyling del sito web, gestione della comunicazione e delle attività di marketing (Social Media Marketing, Direct Email Marketing, SEO, SEM, Annunci Web, ecc.).
Grazie a tali collaborazioni, è possibile:
- Sfruttare la flessibilità e le competenze di un team esterno di esperti dedicato, senza dover appesantire la struttura o investire in costi di formazione del personale
- Costruire o rafforzare in breve tempo la presenza digitale, rispettando le best practices più aggiornate e performanti
- Definire dei piani di crescita digitali (e non) sostenibili e duraturi nel medio-lungo periodo
- Aumentare la propria base clienti e il fatturato derivante dalle vendite online (e non)