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L’effetto Calamaro: Squid Game, da serie tv a fenomeno di massa

“Lo hai visto Squid Game?”

Questa è la domanda che, nelle ultime settimane, qualsiasi persona in Italia (e probabilmente nel mondo) ha ricevuto almeno una volta. Si tratta, per chi ancora non lo sapesse, della serie tv sudcoreana targata Netflix che ha ottenuto numeri vertiginosi: oltre 142 milioni di views nelle prime quattro settimane (record storico di Netflix) portando anche a 4 milioni di nuovi accessi alla piattaforma californiana. Ma non è tutto qui, perché dietro il successo planetario della serie tv scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk c’è un vero e proprio mondo di contenuti social, meme e challenge che ne hanno decretato il successo anche offline.

La trama, i protagonisti e i temi trattati dalla serie 

Squid Game è incentrato sulla storia di Seong Gi-hun, un uomo che vive una vita da incubo tra debiti, strozzini, pessime abitudini ed un divorzio alle spalle. Insieme ad altre 455 persone che hanno un’esistenza simile a quella del protagonista, specialmente dal punto di vista economico, viene convinto a partecipare ad una sorta di competizione che solo in un secondo momento si rivelerà essere una lotta per la sopravvivenza. Alcuni giochi popolari tra i bambini in Corea rappresentano le prove da superare per sopravvivere e vincere un lauto bottino di 45,6 miliardi di won (poco più di 32 milioni di euro). Un meccanismo che cattura personaggi e spettatori, cavalcando tematiche di rilievo come quella della povertà, della disperazione, del lavoro di squadra, del tradimento e della sopravvivenza.

L’effetto Calamaro sui social: da Khabi Lame a Durex

Squid Game è diventata da serie tv, in poco più di un mese e mezzo, un vero e proprio fenomeno globale che è esploso in maniera fragorosa coinvolgendo con i suoi frammenti i social, i costumi e l’agenda culturale di mezzo mondo. I social, nello specifico, sono stati invasi da riferimenti alla serie tv che hanno trovato terreno fertile per rendere sempre più virale Squid Game. Proprio in questo “non luogo” l’effetto Calamaro ha cominciato a espandersi a macchia d’olio con i suoi tentacoli, saltando da un social all’altro. Tik Tok, anch’esso proveniente dal mondo asiatico, sin da subito è stato (e continua ad essere) terra di conquista della serie sudcoreana, con un’infinità di contenuti che giornalmente vengono caricati. L’esempio più esplicativo è, probabilmente, quello relativo alle challenge. Le sfide affrontate dai protagonisti della serie sono state, in alcuni casi, riproposte da personalità online più o meno seguite, spopolando in pochissimo tempo. Il “gioco del biscotto” è quello che ha, con ogni probabilità, riscosso maggior successo, diventando fonte inesauribile di video nei quali o ci si cimenta nella prova in questione -sfruttando anche il filtro dedicato- oppure in altri casi, si condivide con il proprio pubblico la ricetta del “dalgona”. In Italia, non solo su Tik Tok ma anche su Instagram i personaggi più disparati hanno dedicato almeno un post alla serie: dallo youtuber CiccioGamer89, passando per l’ex calciatore Alessandro Del Piero, arrivando ad uno degli attuali re dei social, l’italiano Khabi Lame, che di recente, insieme all’attaccante del Milan Zlatan Ibrahimović, ha pubblicato un video con il quale ha raggiunto decine di milioni di like e visualizzazioni. È il caso di dire, numeri da Squid Game. 

Ma non è tutto. Non mancano post celebrativi, ritratti e parodie, che spopolano sui già citati Instagram e Tik Tok, ma anche su Facebook. Ad esempio, ha raggiunto ottimi risultati il video pubblicato dal duo comico romano “Le Coliche”, che ha rivisto in chiave comica il K-drama. Da non dimenticare infine è il mondo dei meme. Sono tantissimi, infatti, quelli che sono nati riprendendo scene della serie e che sono stati pubblicati ovunque, per commentare le situazioni più disparate. Un altro metodo, quindi, che non ha fatto altro che aumentare la notorietà del prodotto. Persino le aziende non sono rimaste indifferenti al fenomeno e, sui propri canali social hanno cavalcato l’onda con contenuti legati alla serie. Esempi sono presenti sugli account nostrani dei vari Burger King, Durex, Orosaiwa, Abarth. L’universo online, insomma, con la sua enorme potenza, è stato la cassa di risonanza attraverso cui Squid Game è diventato un fenomeno che ha afferrato con i suoi tentacoli anche il mondo offline divenendo un fenomeno di massa a tutti gli effetti. 

Il boom social dei protagonisti di Squid Game

Se non bastasse, il successo della serie è certificato anche dalla strabiliante crescita, in termini di followers, dei profili Instagram dei protagonisti della serie. L’attore protagonista, Lee Jung-jae, con un profilo nato solamente il 2 ottobre, ne conta ben 4,6 milioni che però risultano pochi -si fa per dire- in confronto a quelli ottenuti da HoYeon Jung, la giocatrice col numero 67 stampato sulla felpa, la quale ha ottenuto, nel giro di nemmeno due mesi dalla pubblicazione della serie, circa 22 milioni di seguaci.  Nemmeno Wi Ha Jun, che interpreta il coraggioso poliziotto Hwang Jun-ho che cerca disperatamente suo fratello, se la passa male in termini di numeri: circa 9 milioni di followers ottenuti, sempre nello stesso arco temporale. Un’immensità. Segnali inequivocabili di come uno dei primi riscontri del successo del prodotto Netflix sia stato proprio osservabile online, tramite Instagram.

Squid Halloween: il fenomeno anche offline 

I tentacoli del Calamaro hanno sfondato gli schermi di computer, tablet, tv e smartphone, trovando in Halloween il megafono perfetto per amplificare ancor di più l’eco del fenomeno. Così travestimenti a tema Squid Game hanno subito sostituito le maschere di Dalì de la “Casa di Carta” e durante la notte del 31 ottobre le strade di tutto il mondo sono state monopolizzate da tute e maglie numerate, maschere con cerchio, quadrato e triangolo e da costumi che riprendono le sembianze dell’enorme bambola protagonista della prima sfida mortale della serie. Ma non solo. Oltre ai travestimenti, nel mondo reale c’è chi si è divertito a spargere nella propria città i celebri bigliettini da visita della serie, c’è chi ne ha approfittato per lanciare una escape room a tema (come accaduto di recente a Milano e ad Abu Dhabi) e si è arrivati persino a trasportare lo show offline, chiaramente senza spargimenti di sangue, ma con annesso premio in denaro.

È clamorosamente esplicativo anche il fenomeno che ha coinvolto Vans e le sue “slip on” bianche. Queste scarpe, infatti, indossate da tutti i protagonisti del gioco sono diventate subuto un oggetto bramato da tutti i fan e ribattezzate “Squid shoes”, facendo registrare picchi altissimi di vendite, diventando uno dei prodotti più ricercati dell’ultimo periodo.

Fattore fondamentale, infine, nell’incremento del fenomeno è stato sicuramente il passaparola.Tramite la condivisione offline dell’esperienza Squid Game, infatti, la serie ha raggiunto un pubblico sempre più ampio, arrivando, però, anche ai più piccoli che, almeno in teoria, non avrebbero dovuto visionare la serie (vietata agli under 14 anni). In merito non sono mancate le polemiche con tanto di petizioni per la cancellazione della serie ritenuta estremamente violenta  e pericolosa per le fasce più giovani e fragili.

Il perché del successo di Squid Game: i motivi dell’effetto Calamaro

È lecito però chiedersi perché questa serie abbia attirato così tante persone nel mondo, ottenendo un tale successo da riuscire a sorprendere gli stessi produttori di Netflix. Noi abbiamo identificato 2 motivi principali legati sia a fattori culturali che tecnologici.

1- La cultura sudcoreana alla conquista dell’Occidente

Il filone culturale sudcoreano ha già toccato l’occidente in un recente passato, con la musica della boy band sudcoreana BTS e con il film vincitore di diversi premi Oscar “Parasite”. In particolare, è probabile che la prima spinta verso il successo sia proprio stata data dalla pellicola girata da Bong Joon Ho, che trova una degna erede nel “Gioco del Calamaro”, il quale riprende alcune caratteristiche di quel mondo cinematografico – una recitazione spinta, la presenza di taluni aspetti grotteschi, le tempistiche narrative – che hanno fatto breccia, ancora una volta, negli spettatori. Non va dimenticato, inoltre, che il distacco dalla comfort zone formata da canonici riferimenti culturali, la scoperta di un “mondo nuovo”, l’approfondimento di una cultura sino ad ora rimasta solamente a disposizione degli amanti del genere, non ha fatto altro che rendere ancor più fragorosa l’esplosione del fenomeno. 

2- La patria dello sviluppo tecnologico sotto i riflettori

La Corea del Sud è uno dei paesi, nel quale -come del resto in Asia- lo sviluppo tecnologico e dei social ha raggiunto vette altissime. È facile pensare che quindi, nella patria dell’online, una serie come Squid Game abbia trovato il proprio habitat naturale nel quale crescere e svilupparsi in rete oltre ogni previsione. Gli influencer locali, ma anche gli utenti comuni, hanno dato la possibilità di far sì che il gioco del Calamaro riuscisse a sfondare i confini nazionali diventando prima un fenomeno online e poi anche offline. I media si sono incrociati, si sono uniti e hanno dato vita ad un fenomeno che ha fatto sì si puntassero, ancora una volta, le luci dei riflettori sulla Corea del Sud, ma non solo nel bene. Nel K-drama, la povertà viene messa in maniera cruda innanzi ad una ricchezza quasi da voltastomaco ed una critica sociale appare evidente una volta scostato il velo dell’intrattenimento. Emerge, quindi, una base di vita vissuta, la mancanza di una classe intermedia che vede la povertà, spesso nata proprio con dinamiche simili a quelle che caratterizzano la vita di Seong Gi-hun, una tenaglia che leva il respiro e che spinge ad accettare tutto pur di poter “fare soldi” e ricominciare a respirare, anche se la soluzione porta all’interno di un malato meccanismo mortale al servizio di miliardari senza scrupoli.

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