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The Social Dilemma: Facebook vs la docu-serie Netflix

Da Settembre di quest’anno Netflix ha lanciato sulla propria piattaforma la docu-serie intitolata “The Social Dilemma” che, in poche settimane, ha subito fatto parlare di sé diventando uno dei contenuti più visti (e discussi) della piattaforma americana di streaming. Questo documentario esplora la diffusione dei social network nella nostra società mettendone a nudo diverse criticità e punti “oscuri” attraverso anche molte testimonianze di ex-dipendenti di Facebook, Google e Instagram. Subito dopo l’uscita della serie (presentata anche al Sundance Festival) Facebook è subito corsa ai ripari prendendo le distanze dai contenuti espressi attraverso un documento che smentisce e controbatte gran parte di ciò che viene raccontato in The Social Dilemma. Ma chi ha veramente ragione tra i due: Facebook o la docu-serie Netflix? The Social Dilemma è solo un documentario che, come l’ha definito Mark Zuckerberg stesso, “seppellisce il contenuto nel sensazionalismo” oppure ha portato davvero alla luce delle verità nascoste del mondo social?

Il male dei social: le oscure verità portate alla luce da The Social Dilemma

“Se non stai pagando per il prodotto allora il prodotto sei tu” 

Questa è la frase o il vero e proprio claim lanciato da The Social Dilemma che ha instillato dubbi e inquietudine in tanti spettatori in tutto il mondo. La docu-serie Netflix infatti, anche tramite tante testimonianze di diverse persone che hanno per anni ricoperto cariche nei principali network social (Facebook, Instagram, Google), ha mostrato alcune lacune e negatività del “sistema” come, ad esempio, il commercio dei dati, lo sfruttamento dei profili personali a scopi commerciali e la diffusione di fake news e teorie cospirazioniste legate all’elezione di Trump del 2016. Il documentario firmato Netflix è inoltre arrivato a criticare fortemente l’algoritmo di selezione dei contenuti di Facebook, che farebbe vedere a un utente solo le cose che già in partenza potranno piacergli o con cui sarà d’accordo, con il risultato di esasperare ulteriormente gli scontri politici come per esempio sta avvenendo in questo periodo negli USA.

La risposta di Facebook a tutte le critiche raccontate da The Social Dilemma

Come detto, la risposta di Facebook, finito nel mirino di questo documentario Netflix, non si è fatta attendere. Il colosso ha deciso di rispondere con un documento/comunicato intitolato “What The Social Dilemma Gets Wrong” (Cosa non va in The Social Dilemma) dove, in 7 punti, ha voluto fare chiarezza e “smontare” tutte le tesi raccontate dalla docu-serie mettendo invece in mostra i tanti miglioramenti ottenuti negli anni. Nel dettaglio Facebook ha risposto alle accuse di creare dipendenza, dicendo che il “consumo” del social è diminuito di 50 milioni di ore al giorno, che non è vero “che tu sei il prodotto” perché Facebook ottiene i suoi proventi dalla pubblicità proprio per restare gratis per tutti e che il suo algoritmo non è “pazzo” e creato per instillare odio ma per essere utile e rilevante per le persone. Sulla questione dell’utilizzo dei dati, delle fake news e dell’intervento in quello che è il dibattito elettorale in America, Facebook si è difeso dicendo che sono stati fatti numerosi investimenti economici per difendere la privacy degli utenti, ridurre la diffusione di fake news rimuovendo milioni di contenuti falsi o che istigano all’odio, e mantenere l’integrità delle elezioni attraverso delle rigorose voter interference policy.

La cosa che fa pensare è che tutto questo “polverone” di The Social Dilemma sia stato alzato nel periodo della campagna elettorale Trump-Biden (siamo ormai a pochi giorni all’Election Day negli USA) e proprio mentre il Senato Americano sta concludendo l’inchiesta su Facebook e i cosiddetti “big tech” per quanto riguarda le influenze russe (si parla di un vero e proprio hackeraggio) sull’elezione del 2016. Un caso, una strategia per delegittimare Facebook, una campagna politica? 

Sicuramente i social hanno dei punti dove ancora devono essere perfezionati e migliorati per dare maggiori garanzie agli utenti ma resta il fatto che sono uno strumento ormai a noi indispensabile per comunicare, ma anche informarci, fare acquisti e in un certo senso per vivere, anche se in una maniera digitale. E per quanto ci siano dei numeri e degli algoritmi complessi dietro ad ogni pop-up che ci si apre di fronte, dietro una notizia o un post che leggiamo, di fronte ci siamo sempre noi, essere umani con un proprio cervello, un proprio pensiero e liberi di fare le proprie scelte.

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